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Sicurezza sul lavoro, best practice dal mondo dei servizi

4 Febbraio 2021

Tante le sfide che Markas ha dovuto affrontare nell'ultimo anno: dal reperimento dei dispositivi di protezione individuale per gli addetti e gli operatori, all’adeguamento dei protocolli attraverso un attento gioco di squadra con i clienti, fino all’integrazione di tutte le nuove norme nella routine del lavoro quotidiano. Fondamentale l’impegno dei collaboratori.

 

Evelyn Kirchmaier, direttrice generale Markas

Markas ha messo in campo ogni risorsa per affrontare le sfide a cui si è trovata di fronte  durante quest’ultimo anno. Al centro un grande obiettivo: riuscire a garantire sicurezza a tutti i suoi collaboratori, molti di quali al lavoro nelle prime file durante l’emergenza Covid-19.

L’azienda familiare, attiva da più di trent’anni e con oggi oltre 9000 collaboratori, offre a grandi istituzioni pubbliche e private servizi integrati e, in particolare negli ospedali e nelle strutture sanitarie dove opera, si occupa di pulizia, sanificazione, ristorazione, logistica, accoglienza, trasporto e assistenza dei pazienti.

Quali sono state le sfide più grandi? Come è garantita oggi la sicurezza dei suoi dipendenti?  Ne abbiamo parlato con la direttrice generale Evelyn Kirchmaier, secondo la quale l’emergenza, nonostante la portata della sfida, ha trasformato l’azienda in una squadra ancora più affiatata.

 

Come viene garantita la sicurezza vostra e dei vostri collaboratori sul luogo di lavoro?

I nostri collaboratori che operano nelle strutture sanitarie lavorano con i dispositivi di protezione individuale previsti dai protocolli di sicurezza. Questi variano soprattutto a seconda del tipo di attività che svolgono e del grado di rischio a cui sono esposti. Per garantire la sicurezza di tutti i collaboratori abbiamo investito sin da subito tantissime energie e risorse nel fornire corsi di formazione e approfondimento sul corretto utilizzo dei DPI a tutti i collaboratori, condividendo i protocolli di sicurezza interni. I nostri protocolli si adeguano da una parte alle normative governative e dall’altra a quelle dei diversi clienti.

 

Quali sono state le sfide più grandi nel periodo iniziale dell’emergenza?

All’inizio è stato il reperimento delle mascherine, come per tutti. Non se ne trovavano e quindi facevamo molta fatica a garantirle ai nostri collaboratori. A causa della difficoltà negli approvvigionamenti, alcuni ospedali nella prima fase dell’emergenza hanno affrontato grosse difficoltà nel distribuire i dispositivi di protezione individuale a tutti il personale impegnato in ospedale, inclusi i nostri collaboratori, e abbiamo dovuto fare di tutto per reperirli. C’era molta paura, e l’informazione ancora parziale che avevamo sul virus e sulla malattia non aiutava. Non dormivo la notte al pensiero che potesse succedere qualcosa, è stato un periodo stressante che ha necessitato dell’impegno di tutti. Un’altra grandissima sfida è stata adeguare i nostri protocolli di sicurezza con quelli di ciascuna struttura. Ogni giorno arrivavano nuove norme a cui era necessario adeguarsi: è stato un grande gioco di squadra tra noi, i nostri clienti e i collaboratori, che nel concreto le dovevano mettere in pratica.

 

Come è cambiata la situazione una volta che la pandemia si è stabilizzata?

Una volta che i dispositivi di protezione individuale erano disponibili e i protocolli di sicurezza erano stilati la situazione è migliorata molto. Le norme sono entrate velocemente nella quotidianità e ora sono parte integrante del lavoro dei nostri dipendenti. Si lavora con maggiore serenità anche se la guardia è sempre alta.

 

Per quanto riguarda i collaboratori nelle vostre sedi, come avete riorganizzato gli spazi e le presenze e quali norme avete introdotto?

Per i collaboratori delle nostre sedi, quelli quindi che si occupano della parte amministrativa e corporate, nella fase critica dell’emergenza abbiamo potenziato l’homeoffice, una possibilità che in passato era prevista per un giorno a settimana e che è stata portata fino a cinque giorni. Poi man mano che la situazione si è stabilizzata abbiamo rintrodotto il lavoro in presenza. Oggi abbiamo trovato un buon equilibrio: lavoriamo due giorni in homeoffice e tre in ufficio. Cerchiamo di mantenere le presenze negli uffici al 50%, in modo tale da garantire la distanza. Le mascherine vengono indossate sempre alla scrivania. Per garantire il servizio mensa sicuro abbiamo disposto le sedie a scacchiera e organizzato tre turni. I dipendenti si iscrivono la mattina al turno che preferiscono. Anche le pause caffè sono molto più distribuite per evitare assembramenti. Da pochi anni ci siamo trasferiti in questa nuova sede e questo è stato per noi positivo perché gli spazi abbondanti ci stanno risultando molto utili.

Quale è l’atteggiamento dei dipendenti nei confronti delle norme di sicurezza?

Molto positivo. Abbiamo investito molte energie nella comunicazione interna delle norme ai nostri dipendenti, cercando di rendere tutto molto chiaro e di anticipare il più possibile le esigenze che man mano nascevano, come per esempio l’avere informazioni sul vaccino. Cerchiamo costantemente di non “rincorrere” la situazione e le disposizioni, ma di farci trovare il più possibile pronti con diverse soluzioni possibili per affrontare ogni problematica da una posizione di vantaggio.

 

Cosa succede in caso di contagio nella vostra sede?

Fin dall’inizio invitiamo i nostri dipendenti a rimanere a casa in caso di sintomi. Come da protocollo vengono eseguiti i tamponi agli eventuali contatti stretti. Come impresa abbiamo però deciso di dare la possibilità ai dipendenti di eseguire dei tamponi anche a chi, pur non essendo un contatto stretto della persona contagiata, volesse per sicurezza sottoporsi al test. Questa scelta ha portato due grandi effetti positivi: da una parte il dipendente si sente psicologicamente più sicuro, è più sereno, dall’altra, dal punto di vista del risk management, il livello di prevenzione è così ancora maggiore. Fino ad ora non abbiamo registrato alcun  contagio avvenuto in azienda e questo ci dice che stiamo seguendo la strada giusta.

 

Come vi comportate in caso di viaggi di lavoro? La pandemia vi ha scoraggiati dal compiere trasferte o cercate di mantenere le vostre abitudini seguendo i protocolli?

Abbiamo ridotto all’essenziale le trasferte. Organizzarle è diventato difficile e a volte non è possibile. L’offerta di voli è anche molto diminuita. Ci siamo resi conto che molti incontri che prima sembrava impossibile non fare in presenza, possono invece essere fatti anche a distanza se supportati dalla giusta tecnologia. Parliamo con i clienti e chiudiamo i contratti anche a distanza. Guardando il lato positivo: molte volte ottimizziamo i tempi per entrambe le parti.

 

Cosa avete imparato da questa “crisi” fino ad ora come imprenditori?

La cosa più importante che abbiamo imparato è che possiamo davvero contare sui nostri collaboratori. Durante quest’ultimo anno ce lo hanno dimostrato ogni giorno. In molti sono stati attivi negli ospedali delle aree più a rischio d’Italia in un momento in cui nessuno sapeva quali sarebbero state le conseguenze della malattia. Nonostante tutto, hanno continuato ad andare al lavoro ogni giorno. Al netto del difficile periodo storico in cui ci siamo trovati, per noi renderci conto che i nostri collaboratori non ci hanno mai abbandonati, ma che invece si sono fidati di noi, è stata un’esperienza bellissima e come squadra sento che ne siamo usciti più forti.

 

Nella foto di copertina un laboratorio allestito nella sede dell`azienda in occasione di uno screening.