Numeri

Lo smart working visto dai giovani imprenditori

2 Settembre 2020

Cosa ne pensano i giovani imprenditori e cosa può fare dello smart working una modalità di lavoro di successo. I numeri del fenomeno in Alto Adige.

Smart working sì, ma a delle condizioni ben precise e non in modo esclusivo. Secondo il Gruppo dei Giovani Imprenditori di Assoimprenditori il nuovo modello di lavoro agile implementato da molte imprese per la prima volta durante l’emergenza Coronavirus può essere un’alternativa valida da abbinare ai modelli tradizionali, ma per il suo successo sono necessari alcuni prerequisiti ben precisi e un approccio flessibile al lavoro da parte dell’impresa e dei suoi collaboratori.

Esther Ausserhofer (Dr. Schär Spa)

Le potenzialità di questa modalità di lavoro devono essere sfruttate al massimo, ma non bisogna cancellare i modelli tradizionali che funzionano, perché, è convinta Esther Ausserhofer (Dr. Schär), “La stretta di mano col cliente, la chiacchierata tra colleghi bevendo il caffè e un incontro di persona non potranno mai essere sostituiti da una videochiamata, anche se fatta con la migliore tecnologia”. Trovare il giusto mix, secondo i giovani imprenditori, è la strada ideale da percorrere.

I prerequisiti per uno smart working di successo

Primo tra tutti i prerequisiti è quello di avere una connessione stabile, la disponibilità di accedere a dati e informazioni digitalmente garantendo la sicurezza informatica e un accordo preciso stipulato tra azienda e dipendenti.

Lo smart working, o lavoro agile, è per definizione una modalità di lavoro organizzata senza precisi vincoli di orario o di luogo di lavoro, ma piuttosto in base a obiettivi stabiliti tra datore di lavoro e dipendente. Per il suo successo è quindi importante che gli obiettivi del collaboratore vengano definiti chiaramente e che siano facilmente misurabili.

Per Gianluca Melani, (Wide Group) “Il modello di lavoro time-based deve evolversi verso un modello target-based. Bisogna inoltre superare il bisogno di controllo e andare sempre più verso un monitoraggio proattivo”.

Gianluca Melani (Wide Group Spa)

È d’accordo Esther Ausserhofer secondo la quale uno degli elementi basilari per far funzionare lo smart working è infatti la fiducia dell’imprenditore verso i suoi collaboratori e viceversa, e accanto a questo, la capacità di leadership di chi coordina le attività. “Nessun tipo di collaborazione sarebbe possibile senza la fiducia. Tuttavia, se è vero che ogni manager, convinto di poter avere più controllo sui propri collaboratori soltanto perché sono seduti di fronte a lui mente a sé stesso, è anche vero che per guidare i propri collaboratori a distanza sono necessarie capacità di leadership e sensibilità particolari, oltre a una forte cultura d’impresa”.

Più i collaboratori si riconosceranno nei valori dell’impresa di cui fanno parte, meglio lavoreranno, indipendentemente dal luogo fisico dove si trovano.

Come partire bene con lo smart working

Importante è per ogni impresa fare un’analisi accurata della propria attività e dei propri processi e impostare delle regole precise prima di partire. “Bisogna definire quali attività possono essere svolte in smart working, per quali collaboratori e in quali situazioni prevedere questa modalità di lavoro – precisa Ester Ausserhofer – Viceversa, è necessario stabilire in quali giorni e per quali attività bisogna essere in sede. In questo modo le riunioni in presenza e lo scambio diretto tra colleghi vengono mantenuti.” Fondamentale è inoltre stabilire i tempi in cui i collaboratori devono essere raggiungibili e comunicare loro chiaramente che la loro presenza in ufficio, se necessario, può essere richiesta anche con un preavviso breve. “Utile da questo punto di vista – suggerisce Ausserhofer – può essere adottare un calendario delle presenze e delle assenze condiviso e tutti gli strumenti che possono semplificare la comunicazione”.

I vantaggi del lavoro da casa

I vantaggi di uno smart working ben organizzato possono essere molteplici per collaboratori e imprenditori.

Manuela Bertagnolli (Karl Pichler Spa)

Tra i collaboratori è apprezzato sicuramente da pendolari e i genitori. „Per le madri in particolare, questa forma di lavoro può rappresentare un grande valore aggiunto. Le collaboratrici ripagano con grande impegno e soddisfazione”, dice Manuela Bertagnolli (Karl Pichler), Presidente del Gruppo Giovani in Assoimprenditori.

La modalità di lavoro agile consente maggior autonomia e libertà e può facilitare la conciliazione tra vita professionale e vita privata. Può permettere ai dipendenti di sfruttare i tempi in cui si sentono più produttivi e creativi per lavorare.

Arianna Giudiceandrea (Microtec Spa)

Anche per gli imprenditori possono esserci lati positivi: “Durante l’emergenza Coronavirus, facendo smart working, ho capito che non devo sempre salire su un aereo per chiudere un contratto”, racconta Arianna Giudiceandrea (Microtec). Per Giudiceandrea lo smart working può aiutare a mantenere in azienda collaboratori validi, ma pendolari, che dovrebbero altrimenti lasciare il posto di lavoro per avvicinarsi alla famiglia e permette all’azienda di espandere il pool di talenti a cui attingere per trovare nuove risorse. “Potremmo avere collaboratori anche da altre regioni, paesi, senza necessità di un trasferimento definitivo. L’assenza di prossimità deve diventare una leva di competitività importante per un Paese come l’Italia ed ancora di più per una regione come l’Alto Adige.”

Durante l’emergenza Coronavirus, facendo smart working, ho capito che non devo sempre salire su un aereo per chiudere un contratto. Arianna Giudiceandrea (Microtec)

Organizzando presenze in ufficio e lavoro da remoto le aziende possono inoltre risparmiare su costi legati alla sede come parcheggi, mense e uffici.

L’esperienza di smart working durante l’emergenza Coronavirus

Alcune imprese, come TT Control, utilizza lo smart working già da tempo, per altre è stata l’emergenza ad indurle, seppur in maniera forzata, a sperimentarlo. Gli  imprenditori e i manager che ne hanno riconosciuto delle potenzialità, lo manterranno. Anche coloro che erano scettici, hanno più di quanto si aspettassero trovato conferma del fatto che sia loro che i loro collaboratori potevano essere produttivi anche se non in ufficio.

Ci siamo resi conto che anche nella peggiore delle ipotesi potevamo cavarcela pur non essendo fisicamente in ufficio e che potevamo lavorare con la stessa qualità. Stefan Zingerle (Zingerle)

Stefan Zingerle (Zingerle Spa)

“Ci siamo resi conto – dice Stefan Zingerle (Zingerle) – che anche nella peggiore delle ipotesi potevamo cavarcela pur non essendo fisicamente in ufficio e che potevamo lavorare con la stessa qualità”.

Christian Krapf (Duka Spa)

Trovarsi a lavorare da casa da un giorno all’altro e full time ha rappresentato comunque una sfida per i collaboratori. In alcuni casi l’esperienza di smart working full time è servita per apprezzare i vantaggi di un ufficio confortevole, in cui gli spazi vengono progettati per lavorare al meglio. “Molti dei nostri collaboratori ora apprezzano di più il loro ufficio”, racconta Christian Krapf (Duka).

I numeri dello smart working in Alto Adige

La gestione dei collaboratori e l’organizzazione del lavoro ha costituito una vera e propria sfida per le imprese. Secondo uno studio dell’istituto di ricerca economica della Camera di commercio di Bolzano, il 60% per centro delle imprese altoatesine di tutti i settori ha dichiarato di non aver adottato nuovi modelli organizzativi per quanto riguarda il personale. Molte attività non digitalizzabili sono state infatti rese impossibili dalle limitazioni agli spostamenti e dalle norme sul distanziamento sociale.

Boom di utilizzo tra le grandi imprese

Le imprese più piccole, spiega sempre lo studio dell’Ire, hanno maggiori difficoltà a garantire le condizioni necessarie al lavoro agile, come una rete informatica accessibile da remoto e in grado di garantire la necessaria sicurezza e protezione dei dati. Per questo la quota di imprese che hanno potuto effettuare adattamenti all’organizzazione del lavoro è particolarmente bassa tra le microimprese con pochi addetti, mentre è massiccia tra le imprese medio- grandi con almeno 50 addetti. Queste hanno infatti adottato il telelavoro nel 86% dei casi.

L’aumento dello smart working al crescere delle dimensioni dell’azienda è confermato anche da una recente indagine di Assolombarda e dall’Osservatorio sullo smart working del Politecnico di Milano,

In Alto Adige, afferma l’Ire, un quinto delle imprese di tutti i settori hanno fatto ricorso al lavoro da casa. Altrettante hanno reso gli orari più flessibili. Le due misure sono spesso complementari. In una precedente indagine dell’Ire le imprese che facevano ricorso a questa modalità di lavoro erano appena il 7%.

L’indagine di Assolombarda parla di un 20% di aziende che fanno ricorso allo smart working, contro il 14% di quelle che lo impiegavano prima dell’emergenza. Se le grandi imprese lo adottavano già, sono soprattutto le medie ad essersi rese conto delle sue potenzialità. Sono inoltre cresciute le imprese interessate ad adottarlo in futuro. In un prossimo futuro il numero di aziende che fa ricorso a questa modalità di lavoro potrebbe raddoppiare passando quindi dal 20% al 40%.