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Trasporto merci e Coronavirus, cosa è cambiato?

5 Mai 2020

Quali sono le sfide e le difficoltà per le imprese che si occupano di trasporto merci? L'abbiamo chiesto a Karin Mahl, Head of media relations di Fercam.

L’emergenza Coronavirus ha messo a dura prova tutto il settore dei trasporti. Le sfide che le imprese e i loro collaboratori hanno dovuto affrontare sono trasversali e vanno dal riuscire a continuare a garantire il trasporto merci di lunga distanza, scontrarsi con la diminuzione improvvisa della richiesta, ma anche, per gli autisti, continuare a fare il loro lavoro nonostante i disagi quotidiani causati dall’emergenza. Ne abbiamo parlato con Karin Mahl, Head of media relations di Fercam, operatore leader di trasporti e logistica.

Karin Mahl – Head of media relations di Fercam

Quali sono le difficoltà per gli autisti durante il trasporto merci?

Il problema maggiore per loro non è rappresentato tanto dai controlli ai confini, come forse si potrebbe pensare, ma da questioni molto più pratiche. In primis la possibilità di alimentarsi adeguatamente. Alcuni autisti scherzosamente ci dicono che non temono di morire per il virus, ma di fame. Se l’espressione può apparire esagerata, in realtà i disagi dei nostri autisti sono davvero molto reali. Lungo le autostrade infatti sono aperti soltanto i bar all’interno degli autogrill, ma non i ristoranti. I nostri autisti possono entrare in modo contingentato per acquistare qualcosa da mangiare e qualcuno racconta che da settimane il proprio menu consiste in un panino caldo in Italia, un “Leberkäse” in Austria e un “Weißwurst” in Germania, più qualche spuntino e delle bibite. La dieta diventa quindi molto limitata e tutto deve essere consumato nella loro cabina.

A molti mancano le loro abitudini, come la possibilità di potersi sedere a mangiare a un tavolo. Il loro è un lavoro impegnativo, sempre in movimento, e una pausa pranzo rilassante è fondamentale per ricaricarsi e riposarsi. I nostri autisti in genere non sono più abituati a portarsi da mangiare o ad attrezzarsi con un fornelletto da campo, questa è una tradizione più legata ad autisti di altri paesi che sono in viaggio per settimane senza tornare alle loro sedi.

Accanto a questo problema se ne aggiunge un altro altrettanto pratico. Nelle aziende dove caricano e scaricano la merce in questo periodo spesso non sono autorizzati a utilizzare i servizi igienici per andare in bagno e lavarsi.

Come è cambiata la normativa per la circolazione dei trasportatori e a che livello è la armonizzazione delle regole per il trasporto merci?

Ciascun paese ha adottato delle disposizioni per limitare la circolazione delle persone, salvo determinate eccezioni. Queste limitazioni non si applicano agli autotrasportatori i quali sono ovviamente autorizzati a circolare. Tuttavia, molto è cambiato. Sono stati ristabiliti i controlli alle frontiere e ciascun paese ha introdotto delle regole diverse. Imprese e collaboratori devono districarsi tra le diverse normative in campo. In alcuni paesi per esempio i trasportatori possono utilizzare solo le strade nazionali e devono utilizzare aree designate per parcheggiare e sostare. Sono previsti controlli della temperatura.

In alcuni casi sono state introdotte disposizioni per facilitare i trasporti in questo periodo. In Germania, per esempio, il governo ha chiesto ai Länder di sospendere i divieti di circolazione previsti nei fine settimana per alleviare la situazione durante la crisi. Stessa cosa è avvenuta in Austria. Per i trasportatori che arrivano dall’estero in Italia, l’impresa deve comunicare all’Azienda sanitaria locale competente per il territorio dove si è passato il confine le generalità dell’autista, la data di ingresso in Italia, lo Stato di provenienza, la meta precisa in Italia nonché i contatti dell’autista. A livello burocratico è richiesto quindi uno sforzo ulteriore per le imprese.

Ci auguriamo che l’armonizzazione delle regole sia sempre più completa e che venga garantita la fluidità dei trasporti. Per facilitare il trasporto merci durante il periodo COVID-19, la comunità dei trasporti dell’UE e il segretario del CEFTA, l’Accordo centroeuropeo di libero scambio, ha redatto il programma “Green Corridor”. L’obiettivo è creare un canale doganale preferenziale per le merci prioritarie all’importazione, transito ed esportazione, un’iniziativa, questa, sicuramente importante.

Che tipo di incremento o diminuzione avete visto in merito alla richiesta di trasporto per tipologia di merce?

Abbiamo assistito sicuramente a una diminuzione della domanda. Inizialmente, a metà marzo le aziende italiane hanno cercato di smaltire la loro merce, perché quando l’emergenza è scoppiata da noi, la richiesta sul mercato internazionale proseguiva ancora. Poi chiaramente ad aprile la richiesta si è abbassata perché, da un lato, con lo stop delle industrie, nessuno aveva più merci in magazzino, dall’altro anche a livello internazionale, man mano che i diversi paesi hanno imposto i loro lockdown, la richiesta si è abbassata globalmente.

Abbiamo molti clienti del settore “Fmcg” ovvero “fast-moving consumer goods”, merci di largo consumo, del settore alimentare e sanitario; da questo punto siamo stati relativamente fortunati perché queste merci non hanno subito un grosso calo, mentre riduzioni ingenti invece hanno riguardato soprattutto i trasporti per i nostri clienti del settore fashion e automotive, le cui produzioni si sono fermate. Complessivamente la riduzione dei volumi sul mercato nazionale è stata del ca. 40-50%, mentre è stata meno accentuata presso le nostre società estere.

Secondo voi potrebbero esserci picchi di domanda inusuali di beni una volta che i negozi saranno riaperti e quindi anche dei relativi servizi di trasporto?

Difficile prevederlo, ma probabilmente non saranno picchi inusuali; sono comunque sicuramente volumi assolutamente gestibili.

Avete da poco avviato un collegamento interamente stradale Italia/Europa – Cina. Come è nata l’idea?

Volevamo offrire ai nostri clienti un’alternativa ai trasporti aerei, marittimi e intermodale terrestre ferrovia/strada , la “Euro-Asian Landbridge”, utilizzati tradizionalmente in precedenza per far arrivare le merci dalla Cina. Si è registrata infatti una notevole domanda. Questo perché da una parte la Cina , le cui fabbriche erano state in parte chiuse, ha ripreso la produzione. Inoltre aveva molta merce arretrata da inviare. Dall’altra, le modalità di trasporto tradizionali dalla Cina registrano scarsa disponibilità di cargo aerei nonché un limitato  spazio commerciale sugli aerei civili, data la riduzione dei voli.

Anche il  servizio intermodale Landbridge registra tempi di prenotazione dei treni lunghi. Questo è dovuto alla  disponibilità limitata di operatori  ferroviari che effettuano questo servizio. Il trasporto tramite container marittimi infine ha ‚transit time‘ molto lunghi. Per certe tipologie di prodotto non sono assolutamente adeguati.

Il servizio tutto strada  è destinato in particolare ai settore merceologici dell’automotive,  elettrocomponentistica e macchinari, nonché ai tanto necessari  prodotti medico-sanitari, richiesti su tutto il mercato europeo.  Ora possono transitare in tutta sicurezza senza più essere soggetti all’elevato rischio di blocchi o sequestro dei carichi nei paesi di transito. Il servizio è stato avviato poche settimane fa e con soddisfazione  è stato ben accolto dal mercato.