Aziende

I microchip nascono a Merano

26 April 2022

La crisi dei microchip è un’emergenza globale, ma ancor di più europea, visto che i big player del settore si trovano soprattutto in Asia. Nel tentativo dell’UE di riportare a casa una produzione così strategica, gioca un ruolo fondamentale anche un’impresa altoatesina, la Memc di Merano.

In buona parte dei telefonini che usiamo tutti i giorni c’è un po’ di tecnologia altoatesina. Meranese, a essere precisi, perché parliamo dei componenti prodotti dalla Memc di Sinigo, indispensabili per produrre i microchip, diventati ormai introvabili in mezzo mondo. L’azienda fa parte del gruppo Global Wafers.

Lo stabilimento della Memc a Sinigo

Una storia lunga quasi un secolo per arrivare ai microchip

Sono passati più di 90 anni da quando la Montecatini inaugurò uno stabilimento chimico nella frazione meranese di Sinigo. Oggi qui si producono i cristalli di silicio che vengono trasformati in fette di silicio. Queste sono indispensabili per tutti i settori che utilizzano i microchip, dall’automotive alle telecomunicazioni passando per sensoristica, computer e domotica.

La filiera è presto descritta. “A Merano – spiega Mauro Pedrotti, presidente di Memc Spa e direttore dello stabilimento di Merano – produciamo silicio monocristallino. Trasformato in fette, è il substrato sul quale poi vengono costruiti i vari dispositivi elettronici che ritroviamo nelle nostre auto, nei nostri telefonini, nei nostri computer”.

Sono 250 gli occupati presso lo stabilimento di Sinigo. “Oltre un quarto di loro – racconta Pedrotti – lavora con noi da più di 30 anni e l’anzianità media è di 22 anni”. L’esperienza, spiega, è un valore prezioso (leggi anche l’approfondimento). Il fatto che i collaboratori restino a lungo dimostra che all’interno dell’impresa si trovano bene. Ma allo stesso tempo questo comporta una sfida in più, quella di trasferire le competenze da chi tra qualche anno lascerà l’azienda per raggiunti limiti di età alle nuove leve.

Un momento del processo di produzione del cristallo di silicio

Si assume grazie a innovazione e nuovi prodotti

Negli ultimi cinque anni, l’occupazione nello stabilimento meranese è cresciuta di una trentina di unità, dieci solo lo scorso anno. Così il direttore delle risorse umane, Mauro Bertolini: “Oggi contiamo 160 operai specializzati in produzione e altre 90 persone negli altri reparti. La percentuale di lavoratori stranieri è del 15 per cento, provenienti da 16 diverse nazioni, il che dimostra il carattere multinazionale del gruppo”. È invece ancora relativamente bassa la quota di personale femminile, che rappresenta solo il sette per cento dell’intero organico.

Per migliorare ancora, l’impresa punta su benefit specifici. “Da alcuni anni abbiamo iniziato a investire su programmi pluriennali legati a formazione, benessere, clima aziendale, welfare. Lavorare sull’attrattività dell’impresa è fondamentale. Un aspetto che forse in passato abbiamo sottovalutato, ma su cui ora stiamo recuperando lavorando molto con scuole e università, ma anche cercando di far conoscere maggiormente lo stabilimento e ciò che produce ogni giorno”.

Delle sfide più attuali da affrontare in questo periodo, i responsabili di Memc hanno parlato anche in un interessante approfondimento pubblicato sul settimanale economico altoatesino SWZ (clicca qui per leggere l’articolo).