Aziende

Gestione dei rifiuti e Coronavirus

23 Aprile 2020

L’emergenza Covid-19 ha modificato le regole di raccolta dei rifiuti. Ne abbiamo parlato con Mauro Santini, titolare del Gruppo Santini.

Il Coronavirus ha modificato anche le regole e modalità di gestione dei rifiuti. Le imprese che si occupano di servizi ambientali, raccolta, trasporto e deposito di rifiuti si sono dovute adattare in fretta alla nuova situazione. Obiettivo: garantire la massima sicurezza e minimizzare il rischio di contagio. 

Le regole sono cambiate per le famiglie e per le aziende. Per le utenze domestiche sono state introdotte nuove norme per chi è positivo al virus o vive con qualcuno che lo è. In questi casi non si deve più differenziare e i rifiuti vanno messi in più sacchetti resistenti e poi gettati in un unico contenitore apposito. Chi invece non è positivo può continuare a differenziare i rifiuti. Guanti, mascherine e fazzoletti però devono essere buttati nell’indifferenziato, dopo essere stati chiusi a loro volta in più sacchetti resistenti. 

Per la raccolta di mascherine, guanti e dispositivi di protezione usati dai collaboratori delle imprese la questione è diversa. Ne abbiamo parlato con Mauro Santini, titolare del Gruppo Santini, con sede a Bolzano. Da oltre 50 anni il Gruppo si occupa di consulenza ambientale e di gestione dei rifiuti, inclusa raccolta, trasporto, deposito e recupero.

Mauro Santini, titolare del Gruppo Santini

Cosa prevedono le normative in merito alla gestione di rifiuti come mascherine e guanti usati in azienda?

Attualmente le recenti disposizioni normative in materia di contenimento dell’emergenza COVID-19 non sono chiare in questo senso. Le normative non prevedono una gestione dei dispositivi di protezione individuale provenienti da luoghi di lavoro diversa rispetto a quella per dispositivi provenienti da luoghi dove è stata accertata contaminazione. Come possono per esempio essere le strutture sanitarie. Mancano indicazioni univoche su base nazionale. Per le aziende quindi è difficile gestire questi rifiuti, e capire quale codice CER (catalogo europeo dei rifiuti) assegnare a mascherine, guanti e indumenti protettivi utilizzati in ambienti di lavoro. 

Come devono essere gestiti allora dalle imprese i dispositivi di protezione individuale usati?

Riassumendo le diverse indicazioni ad oggi presenti, si possono ipotizzare diverse gestioni dei dispositivi di protezione individuale utilizzati provenienti da luoghi di lavoro. Si va dal ciclo indifferenziato, a gestioni  maggiormente cautelative in questo periodo di epidemia. In questo periodo d’incertezza la nostra azienda si è attivata per garantire un servizio di raccolta e trasporto di tali rifiuti nell’ottica di una modalità di gestione assolutamente cautelativa e a favore di una maggiore tracciabilità, auspicando che a breve vengano fornite indicazioni chiare e precise a livello nazionale.

Vi occupate anche di rifiuti potenzialmente infetti. Avete notato un incremento generale dei rifiuti di questo tipo?

Sì, prima ci arrivavano quantitativi più limitati di questi rifiuti e bisogna contare che tutta una fetta di rifiuti potenzialmente infetti di cui ci occupavamo prima in questo momento non arrivano dato lo stop di attività come centri estetici e barbieri. Sarà interessante vedere come si evolverà la situazione quando queste attività ripartiranno. La modalità di raccolta in ogni caso non è cambiata. Chi li utilizza li raccoglie in un contenitore a perdere, che quindi non può essere riutilizzato. Noi ritiriamo il contenitore senza toccarlo. Stocchiamo poi i rifiuti in un container frigo per non alternare la temperatura in attesa di essere smaltiti. 

Quali consigli si sente di dare alle imprese in merito allo smaltimento di dispositivi di protezione individuale?

Non bisogna spaventarsi, si tratta di abituarsi a nuove abitudini facendole diventare parte della nostra quotidianità. Bisognerà sicuramente prestare maggiore attenzione, tenere sotto controllo le direttive europee, nazionali, regionali e provinciali di modalità di trattamento di rifiuti come mascherine e guanti. Bisogna poi puntare sulla coscienza collettiva. Se da una parte i datori di lavoro devono fare il possibile per minimizzare i rischi, dall’altra è fondamentale il contributo di ogni dipendente che deve essere attivo nel proporre soluzioni laddove nota criticità e che deve anche fuori dal lavoro rispettare le norme anti-contagio. In questo sforzo il supporto dei collaboratori è fondamentale. 

Quali precauzioni avete adottato per i vostri collaboratori e per l’organizzazione del lavoro in azienda?

Più dell’80% dei nostri collaboratori lavora sul campo nella raccolta dei rifiuti. A loro abbiamo chiesto di venire già con l’abbigliamento da lavoro per evitare di utilizzare gli spogliatoi o comunque, in caso di utilizzo, abbiamo chiesto di farlo in modo contingentato e distanziato. Sul lavoro utilizzano mascherine FFP2 e FFP3. Abbiamo avuto enormi difficoltà a reperirle e abbiamo dovuto affrontare costi ingenti. Abbiamo inoltre applicato la regola che su ogni camion viaggia soltanto una persona e non due. Nel caso in cui un lavoro specifico necessiti di più personale, per sicurezza mandiamo un secondo camion. Per i nostri collaboratori in ufficio abbiamo predisposto il lavoro da casa tutte le volte che poteva essere effettuato o comunque abbiamo organizzato delle turnazioni. Se siamo in ufficio manteniamo le distanze e indossiamo la mascherina chirurgica, anche perché a parte alcuni uffici singoli abbiamo anche degli open space, dove abbiamo messo delle barriere in plexiglas. Prima di questa situazione non avevamo mai lavorato in smart working, sperimentando questa possibilità ci siamo resi conto che per determinati lavori per noi funziona molto bene. 

A livello di quantità di lavoro che ripercussioni ha avuto la vostra attività?

Abbiamo avuto una grande perdita di attività come diretta conseguenza dello stop della produzione e della chiusura di gran parte delle attività. Infatti, anche se i rifiuti dei supermercati e dei trasportatori sono aumentati, questo aumento è comunque irrisorio di fronte allo stop di tutte le aziende, in particolare per noi che lavoriamo molto con le imprese e ci occupiamo di rifiuti speciali. Al momento operiamo al 30% come quantità di lavoro. Lo stesso vale come personale, parte del quale è in cassa integrazione. Inizialmente abbiamo evaso tutto il lavoro arretrato, ora speriamo in una pronta ripresa delle attività produttive per riprendere a pieno regime.