Aziende

Fare cultura con il vino

28 Giugno 2018

Non è facile trovare il binomio “giovani e vino”. Con il progetto “The art of wine” la Schenk Italian Wineries ha avvicinato questi due mondi, e non a tavola.

Creare un logo figurativo che firmasse tutta la comunicazione della cantina: all’inizio dell’anno scolastico che si è concluso da poche settimane la Schenk Italian Wineries si è presentata con questa richiesta al Liceo artistico “Giovanni Pascoli” di Bolzano. In altre parole, l’azienda di Ora voleva lanciare un concorso per la realizzazione del simbolo aziendale. “Volevamo arrivare a un logo che esprimesse la tradizione, la qualità e la storia di una famiglia che opera nel vino da anni; un logo che potesse racchiudere in se tutti questi elementi e unisse anche le tre cantine italiane di Schenk Italian Wineries: Kellerei Auer ad Ora, Bacio della Luna a Valdobbiadene e Società Agricola Lunadoro a Valiano di Montepulciano. La scuola ha risposto con entusiasmo, contagiando gli insegnanti Gianluca Turatti (professore di discipline grafiche), Paolo Quartana (professore di laboratorio di grafica) e Laura Angeli (assistente di laboratorio) e i ragazzi che nell’arco dell’anno scolastico hanno elaborato proposte veramente interessanti, presentate poi in maggio. E’ stato difficilissimo scegliere la migliore! A tutti – insegnanti e ragazzi – sono andati i nostri complimenti”, spiega l’ad di Schenk Italian Wineries, Daniele Simoni. Ma, come in tutti i concorsi, qualcuno doveva vincere. Al primo posto si è classificato il logo figurativo creato da Alessia Francesca, della classe 5 E. Schenk Italian Wineries ha però raccolto tutti i lavori proposti per esporli in una mostra allestita nella sede di Ora. “La qualità dei lavori ci ha convinto a trasformare questo primo esperimento in un appuntamento annuale in cui i ragazzi potranno dimostrare la loro creatività, preparando un’etichetta per il vino che l’azienda regala a fine di ogni anno”, aggiunge Simoni.

Il logo figurativo creato da Alessia Francesca si è classificato al primo posto.

I giovani in azienda
Il progetto “The Art of Wine – Un connubio tra la giovane arte e il vino”, che ha visto protagonisti i ragazzi del liceo bolzanino, è soltanto un esempio della grande attenzione che Schenk Italian Wineries riserva al mondo dei giovani. “Nei mesi estivi i figli adolescenti di tutti i nostri collaboratori vengono accolti per stage in azienda, a prescindere dalle necessità occupazionali. Ogni anno i genitori percepiscono un premio speciale per i risultati scolastici dei figli adolescenti durante tutto il percorso della scuola superiore. Con queste iniziative cerchiamo di affiancare le famiglie nel percorso educativo e di crescita dei loro figli”, racconta l’ad di Schenk Italian Wineries, che pur essendo tra le più significative realtà vitivinicole a livello nazionale, è fortemente radicata sul territorio e legata alla tradizione.

Gli studenti al lavoro con i loro professori.

Attiva nel mondo, ma a casa in Alto Adige
Schenk Italian Wineries non è proprio altoatesina di nascita. Le sue origini hanno, infatti, le radici a Reggio Emilia. A Ora si trasferisce nel 1960, dando vita alla prima cantina legata al territorio di produzione. Questo è stato il primo passo verso il progetto “Italian Wineries”: “Finchè non è arrivata in Alto Adige, l’azienda si era sempre dedicata alla lavorazione del vino sfuso e all’imbottigliamento. Qui siamo diventati anche produttori, iniziando a sviluppare marchi “territoriali” grazie a importanti collaborazioni con produttori locali di alto livello nelle regioni italiane più vocate alla coltivazione dell’uva come l’Alto Adige, la Toscana, il Veneto, la Sicilia, il Piemonte, la Puglia e l’Abruzzo. Successivamente abbiamo acquisito anche alcune cantine. In questo nostro percorso di crescita e sviluppo cerchiamo di utilizzare in modo strategico le opportunità che il progresso tecnologico mette a disposizione per operare in modo sostenibile dal punto di vista aziendale e ambientale, senza perdere di vista la nostra provincia e le persone che ci vivono e lavorano”, sottolinea Daniele Simoni.